Delitti e castighi, di Michele Frisia – recensioni #1

Un carabiniere può essere “commissario”? È vero che un uomo, raggiunto da un proiettile, fa una salto all’indietro come se fosse stato investito da un cinghiale in corsa, come si vede nei film? Chi è il “sostituto procuratore”? Che cosa intendono i poliziotti quando dicono che l’appostamento verrà eseguito in una “balena”? Si può sequestrare una persona senza farsi neanche un giorni di carcere? Che differenza c’è fra ingiuria, calunnia e diffamazione?

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Chi scrive crime story è attanagliato a ogni momento da domande come queste. Ci si scontra di continuo con l’esigenza di trovare il termine, la procedura, la descrizione giusta, senza che sia possibile avere una competenza abbastanza approfondita di tutto. Michele Frisia, ex funzionario di polizia che oggi si dedica all’analisi balistica, offre all’autore di gialli (e di noir, thriller, spy…) un repertorio di informazioni di inusitata ricchezza, che spazia dall’organizzazione delle forze dell’ordine ai tipi di arma, dalla configurazione dei reati alle pene connesse, sfatando miti che vengono dall’immaginario collettivo o dalla televisione (come quello, ad es., secondo il quale un proiettile che entri ed esca non fa danni gravi all’organismo – mentre in realtà tutto dipende da quali parti del corpo siano state interessate dal suo passaggio). Un manuale di pronto utilizzo estremamente chiaro e concreto, che trae spunti anche dall’esperienza diretta dell’autore, mettendo in evidenza le stranezze della legge e la rivalità fra colleghi, con una particolare attenzione ai reati di più recente introduzione, come quelli contro le donne e i minori.

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