Aprire la finestra e sentire solo il cinguettio degli usignoli che salutano la giornata primaverile non è affatto male per affrontare al meglio questa domenica.
Se non fossimo costretti a rimanere confinati nel comune di residenza me ne andrei a fare una gita fuori porta.
Ma siamo ancora in fase pandemica, sebbene la scienza ci abbia dimostrato come sempre grande affidabilità.
Anchilosato da mesi chiuso in casa, brevi eccezioni necessarie a parte, decido che andrò al supermercato, quello al confine con il paese a fianco.
Per l’ebbrezza di spostarmi.
Già mi vedo sfrecciare sulla superstrada con la radio a tutto volume che mi spara la canzone rock che ha appena vinto Sanremo, e il vento che scorrazza fra i miei capelli.
Accendo la radio in bagno e mi preparo con calma.
Poi recupero il depliant con le offerte, controllo di avere in tasca il portafoglio, le varie chiavi, i documenti.
Concentrato.
Sereno.
Già pregusto le ricette che cucinerò nei prossimi giorni, spendendo poco; mi sono segnato con un bel pennarello tutte le offerte che mi interessano.
Faccio anche una lista dei prodotti da comprare, tutti rigorosamente light, ché il colesterolo è a livelli di guardia. Per esserne certo ieri ho trascorso diverse ore facendo ricerche sul web, marca per marca, prodotto per prodotto.
Scendo di casa, ancora non ci posso credere che ci sia un clima così mite, ieri sera il vento di tramontana sferzava il viso tagliente, oggi si sta in strada che è un piacere.
Decido di allungarmi al bar, caffè e cornetto, anche se non dovrei. Ma le notizie di ieri mi hanno reso davvero pieno di energia. Se non fossi così fuori forma a causa dei ripetuti lockdown farei anche un po’ di corsa, no dico abbiamo vinto l’oro agli europei indoor, bisogna pur celebrare queste vittorie.
L’auto non parte subito, un po’ perché sono giorni che è ferma, un po’ perché ha fatto davvero freddo nelle ultime settimane, già è un miracolo che la batteria non sia a terra.
Mentre attendo che il motore mi dia buone sensazioni, accendo l’autoradio e ascolto un aggiornamento della sonda su Marte, un robottino grande quanto un’auto che ha iniziato a muovere i primi passi sul pianeta rosso.
Da non credersi dove la scienza ci sta portando, una sonda cammina su un pianeta posto a decine di milioni di chilometri da noi.
Uno sbuffo di vapore dal cofano poco prima di uscire dall’abitato.
Accosto.
Alla radio intanto danno la notizia di un’altra medaglia italiana nel salto in alto, sono soddisfazioni.
Caspita, nella fretta di partire mi son dimenticato di controllare se ci fosse ancora acqua nel radiatore. Evidentemente no.
Disdetta.
Ma non demordo. So che c’è un bus che arriva al supermercato, tutto sta a trovare la fermata più vicina.
Nulla oggi mi può fermare, mi sento in viaggio, anche se per pochi chilometri, l’inconveniente ci può stare.
Chiedo a un passante, mi indica la direzione, saltello senza troppi pensieri verso la fermata.
Il sole riscalda il mio corpo, anche se qualche nuvola fa capolino nel cielo azzurro.
Dopo mezz’ora di attesa salgo sul bus e mi accomodo, non c’è nessuno dentro. La mascherina sul volto mi da’ un po fastidio perché il bus è riscaldato, chi l’avrebbe mai detto.
Massimo venti minuti e si scende, posso sopportare il tutto.
Ricontrollo la lista mentre ci avviciniamo al supermercato. Ora ci sarà una fermata nel borgo poco distante e poi mi lascerà proprio a due passi dall’entrata.
Qualcosa non quadra.
Ora sarebbe dovuto andare dritto, perché ha svoltato a sinistra? Allarmato chiedo all’autista, mi dice che in questo periodo non si fermano al supermercato a causa di lavori in corso. Dovrò farmela a piedi.
Le nuvole hanno preso spazio nel cielo, nel giro di pochi minuti. Ora domina il grigio, ma chiaro.
Inizio a innervosirmi ma mi avvio a piedi, dopo aver chiesto lumi sul ritorno. Ho un’ora di tempo per tornare alla fermata. Ce la posso fare. In alternativa fra due ore ripassa, inutile preoccuparsi.
Finalmente dentro al supermercato, dove non mi recavo da almeno un anno, estraggo il depliant e decido di iniziare dalle offerte.
Alcune non le trovo, evidentemente sono andate a ruba; pazienza, mi accontento di cosa trovo.
I prezzi però mi sembrano diversi da quanto scritto nel depliant.
Chiarirò alla cassa.
Girando fra gli scaffali faccio un po’ di confusione e mi tocca fare più volte retromarcia o cambiare compartimento.
Butto nel carrello i prodotti che avevo in lista, dopo aver controllato scrupolosamente su ogni confezione la quantità di grassi presente.
La bilancia elettronica della verdura non mi sembra funzionare troppo bene, e i numeri per cifrare il tipo di verdura escono sbagliati.
Inizia a girarmi la testa, non sono abituato a stare troppo tempo in questi luoghi, eppure ero così sicuro di fare presto e bene.
Continuando a girare sempre più a vuoto, mi rendo conto che il supermercato è davvero una trappola, i prodotti stanno là che ti sorridono, ammiccano, si sporgono dagli scaffali per farsi prendere. Offerte a ogni piè sospinto e il carrello si riempie come per magia, cedo a qualche eccezione, leccornie piene di grassi cui non riesco a dire no.
Arrivo alla cassa col carrello abbastanza pieno, ho dovuto lasciare qualcosa perché mi sono ricordato che devo fare un tratto a piedi e più di due buste non è il caso di portare. Sacrifico alcuni prodotti in vetro cui di solito do la precedenza per motivi ambientalisti.
Alla cassa aspetto paziente il mio turno, non c’è tanta gente in questo periodo, la cassiera sembra sapere il fatto suo.
Ripongo un po’ alla volta i miei acquisti, poi controllo sul display i prezzi che vengono battuti. Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio.
Scusi questo non era in offerta?
No.
E questo?
Neanche.
Ma guardi che ho il depliant con me, questa è una truffa!
Quelle offerte sono scadute ieri, c’è scritto ben in evidenza in prima pagina.
Ah…
Meno sicuro delle mia capacità, scivolo per la vergogna alla fine della cassa e mi adopro a inserire nelle buste tutto quanto è stato passato al vaglio dalla cassiera, senza più proferir parola.
Estraggo la carta di debito e pago, ma un bip richiama la mia attenzione.
Non va, dice la cassiera serafica.
Mi sento un pesce fuor d’acqua, un po’ per la figuraccia, un po’ perché tutte le mie certezze nella scienza e nella tecnologia si stanno sfaldando.
Decido di lasciare tutto alla cassa, ripasserò nel pomeriggio. Almeno spero. Per non andarmene a mani vuote scelgo giusto uno dei tanti prodotti che avevo imbustato. È il più ricco di grassi, devo pur sfogarmi.
Pago in contanti, mi sento osservato, mi dileguo a testa bassa.
Fuori ha iniziato a piovere.
Il cielo è divenuto scuro, la pioggia insistente e ora fa davvero freddo.
I brividi mi corrono lungo la schiena, la vista è annebbiata.
Un sussulto.
Sono nella vasca da bagno.
Era tutto un sogno?
Devo essermi riaddormentato, eppure ero sicuro di essere sveglio, beh sicuro forse è una parola grossa, diciamo abbastanza certo che lo fossi.
Al radiogiornale stanno spiegando per l’ennesima volta cosa si può fare e cosa no in zona rossa, ogni volta cambia qualcosa ed è difficile ricordarsi tutte le modifiche.
Chiusi i supermercati in zona rossa nel weekend.
Come chiusi?
Non ci posso credere.
Che giornata di merda.
Però mi avrebbe fatto tanto piacere andarci.
Sergio Fadini, libero professionista, si occupa di formazione e ricerca in ambito turistico. Oltre alla sua intensa attività di pubblicista, ha dato alle stampe i volumi Salvateci dalla taranta e A Matera si va, si torna, si resta.