Perché lo scrittore scrive? Qual è la sua urgenza, la sua necessità? Scrive per pura vanità, per il desiderio di cambiare il mondo, per rivalsa nei confronti di chi non ha mai creduto in lui… per tutte queste cose insieme? Che cosa significa veramente “scrivere”? In cosa consiste questa attività tanto gloriosa quanto sfuggente? Che cosa distingue la buona narrativa da quella scadente?
A tutte queste domande risponde il libro di Zadie Smith Perché scrivere, edito da Minimum Fax, composto dai due saggi “Perché scrivere” e “Il fallimento riuscito”, che richiama il celebre aforisma beckettiano “Provare di nuovo. Fallire di nuovo, Fallire meglio”. In questo saggio snello ma intenso l’autrice si interroga sullo scrivere, non solo sul mestiere ma anche sull’atto in sé e perfino sull’aspirazione che lo anima. Per dirci, senza mezzi termini, in maniera quasi brutale, che l’epoca delle narrazioni come sermoni, che incantano la platea e guidano le esistenze, è finita da un pezzo, e che al narratore oggi non rimane che la possibilità di scrivere bene e aspirare a trovare qualcuno – un lettore – a cui il suo scritto possa piacere e, perché no? tornare utile in qualche modo. Fino a esaminare il concetto di autenticità in letteratura, la presenza dell’Io nel testo scritto, che non è sempre una caratteristica deteriore e anzi a volte è il segreto del fallimento più riuscito: un grande romanzo.